mercoledì 10 giugno 2015

L'ideologia dei "Doctores  honoris causa"
 Kiko Argüello e Carmen Hernandez 







Post in allestimento
  •  Che cosa è un ideologia?

  • L'ideologia è un complesso di idee e di finalità che costituiscono la ragione d'essere e il programma di un movimento politico, religioso, artistico, filosofico, ecc.

  • Wikipedia da la seguente definizione: L’ideologia è il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni e valori che orientano un determinato gruppo sociale.[
L'ideologia era già presente nel contesto delle civiltà che precedessero' la nostra, come quella greca (Lycurgo, 
E' interessante osservare, come Stefano Gennatini, teologo, uno dei"Dodici" e stretto collaboratore di Kiko Argüello, presenta il Cammino Neocatecumenale:

  •  
  • Il problema del cammino neocatechumenale

  • non è né l'ortodossia, né la Liturgia o altro:

  • si chiama semplicemente:

  •  "L'ideologia di Kiko Argüello"
o

la sua megalomania




                                                               

«Kiko non ha solo una grande personalità: possiede  anche un enorme ego.Ha cercato di catturare il  pubblico, parlando parecchio a lungo di sé stesso. La mia prima impressione – che non è  mai cambiata – è stata che almeno gran parte di tutti i rabbini, erano trofei di Kiko, da esibire alla gerarchia vaticana lì presente; sembrava che  volesse mostrare loro,  quanto fosse diventato importante il Cammino Neocatecumenale».
(rabbino Jonathan Kligler, articolo dell'8 maggio 2015  sul sito web del Lev Shalem Institute).







Tratto dall' "Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale, secondo Verità" (6 Maggio 2015)

Kiko ha qualche problema con la Trinità

Nostra traduzione di un articolo di Chuck White, pubblicato su Thoughtful Catholic.
Il 15 marzo 2014 don Angelo Veraldi, italiano e professore al Seminario Neocatecumenale "Redemptoris Mater" di Guam, insegnava ai candidati al diaconato permanente  dell'isola, che «Gesù divenne un peccatore» e che «fece esperienza del perdono del Padre». 
Questo singolare insegnamento mi ha stimolato alla ricerca dei fondamenti di tale parodia negli insegnamenti del fondatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Argüello.

Ho raccolto otto "dimostrazioni", prese dagli insegnamenti di Kiko, dai suoi scritti e dalla sua "iconografia", che mi hanno portato a concludere che Argüello ha davvero qualche problema con la Trinità.


La dimostrazione I:  Ho appena menzionato la lezione di don Angelo Veraldi, inviato qui a Guam a insegnare ai seminaristi del Seminario Redemptoris Mater e ai candidati al diaconato della nostra Arcidiocesi. Furono le sue sorprendenti parole che mi portarono ad investigare sul credo di Kiko (o meglio, il suo non credere) nella Santa Trinità. 

Le dimostrazioni da II a IV  sono ricerche sulle "icone" dipinte da Kiko, e le dimostrazioni da V a VIII, si riferiscono  alla Divina Trinità (riferimenti presenti o mancanti). Sono tratte da catechesi di Arguello, rintracciabili nei primi quattro volumi del Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale, cioè le catechesi  che trattano dei primi quattro o cinque anni del percorso neocatecumenale.

Queste dimostrazioni mi hanno convinto che Kiko preferisce ignorare la Trinità.  Evita generalmente qualsiasi menzione esplicita di questo aspetto fondamentale della nostra fede; sia nelle sue "icone", che nel suo insegnamento. 

Per di più: perfino quando nei suoi insegnamenti tocca argomenti relativi alla Trinità, mostra una comprensione deformata o addirittura eretica di questo dogma. Insomma, Kiko Argüello ha davvero qualche problema con la Trinità.


Dimostrazione I

Il 15 marzo 2014 don Angelo Veraldi, ha detto, davanti agli aspiranti al Diaconato: “Gesù divenne un peccatore". Testualmente ha affermato:

“Gesù ha fatto esperienza del segno. Ha fatto esperienza dell'amore di Dio, il Padre. Ha fatto esperienza del perdono del Padre, poiché era un peccatore. È diventato un peccatore. Volontariamente, non per imposizione, perché era un peccatore, volontariamente peccatore.
Non c'è molto spazio interpretativo a tali affermazioni, né c'è alcun modo di negare che don Veraldi abbia inteso dire ciò che ha detto. Se Gesù Cristo era un peccatore, allora certamente non era la Seconda Persona della Santissima Trinità.
(nota: l'argomento è trattato più estesamente in questo articolo, che contiene la registrazione audio della viva voce di don Veraldi; le affermazioni citate avvengono verso la fine del primo minuto).

Dimostrazione II

Si consideri l'icona di Kiko “L'Annunciazione”, riprodotta qui sotto, sulla sinistra. Si può notare che egli copia molte caratteristiche dalle icone delle Chiese Orientali.

Kiko (a sinistra) e icona della scuola di Novgorod (a destra, XV-XVI sec.)
Riuscite a notare le differenze? Nelle antiche icone bizantine, la Santissima Trinità è spesso simboleggiata da tre raggi. Ma Kiko ha deliberatamente eliminato questo potente simbolo della Trinità dalla propria "icona", rimpiazzandolo con un singolo raggio, come potete vedere dall'ingrandimento dei rispettivi dettagli qui sotto:

Dettaglio: Kiko: singolo "raggio" --- scuola di Novgorod: tre "raggi"

Rimpiazzare tre raggi con uno solo potrebbe sembrare una cosa innocua, ma Kiko Argüello ha fatto lo stesso quando ha dipinto la sua "icona" del Battesimo di Gesù (che nelle Chiese Orientali viene chiamata “Teofania”). Confrontiamo la versione di Kiko con quella di due antiche icone orientali:

Kiko Argüello: Battesimo di Gesù

E per confronto, icone russe della Teofania:




"Dio è comunità, liturgia, parola"
Chi conosce il Cammino Neocatecumenale sa che “Comunità, Liturgia e Parola” sono il “tripode”  sul quale il 

Dimostrazione V


La parola “Trinità” compare una sola volta nelle 427 pagine del Volume I del Direttorio Catechetico Neocatecumenale (Orientamenti per la fase di conversione). A pagina 202 del Mamotreto"Decimo giorno - celebrazione penitenziale" egli dice infatti:
«Tutto questo <Dio> l'ha compiuto in Gesù, dato che Lui, fratelli, è entrato veramente con la natura umana nella divinità, nella Trinità. Ha raggiunto la trascendenza, è stato risuscitato da Dio ed è entrato nella Terra Promessa».
Dunque Gesù sarebbe «entrato veramente con la natura umana nella divinità» ed avrebbe «raggiunto la trascendenza»... Ma Gesù non è forse la seconda Persona della Santissima Trinità e trascendente prima della Sua Incarnazione? Kiko non lo specifica, poiché non menzionerà più la Trinità nella sua esposizione.

Alla pagina 12 dello stesso volume Kiko dice:

«...Era un uomo come noi e Dio stava agendo in lui, facendo segni perché fosse manifesto che egli era l'Inviato di Dio, l'Eletto di Dio. (Lifschitz: Sembra un'affermazione ariana) Perchè ogni profeta in Israele deve dimostrare che viene da parte di Dio; se no, è un falso profeta. E lo dimostra con fatti, facendo miracoli e proferendo parole che si compiono. Il padre doveva compiere opere in lui per confermare che era suo inviato, unto da Dio con lo Spirito Santo per realizzare la sua missione.»
Per Kiko, dunque, i miracoli di Cristo erano opera del Padre che agiva in Lui, e non venivano dalla natura divina di Cristo.

Passando ad un'altra sezione del primo volume del suo Direttorio Catechetico. Qui Kiko spazza via la Trinità in un modo completamente diverso. A pagina 333 dice:
«Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di Suo Figlio alla maniera degli dèi pagani. Per questo gli atei dicevano: Che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio nella croce?... E chi poteva rispondere?... Le razionalizzazioni sull'Eucarestia ci avevano condotto a queste deformazioni. Ma le cose non stanno così».
Qui Kiko tenta di negare l'elemento sacrificale della morte di Gesù, utilizzando un argomento "fantoccio", cioè un argomento che ignori la dinamica della Trinità.
(nota: nelle edizioni successive, i Mamotreti Segreti hanno aggiunto qualche sfumatura del tipo: «Certe razionalizzazioni giuridiche grossolane della teologia...» ma la Trinità è spazzata via ugualmente).
Questa presentazione ignora completamente la dinamica della Trinità escludendo la possibilità che Gesù sia contemporaneamente il sacerdote (colui che offre il sacrificio) e la vittima del sacrificio stesso, e che il Suo sacrificio sulla croce era un'offerta di sé, offerta fatta nella fornace ardente d'amore che è la Santissima Trinità. Questo punto è meglio spiegato in un altro articolo.

Dimostrazione VII

Kiko non utilizza mai la parola “Trinità” nel secondo volume di 160 pagine del Direttorio Catechetico, che è dedicato alla Convivenza per il Primo Scrutinio, "scrutinio" che marca la seconda fase del Cammino Neocatecumenale. Ugualmente non cita mai la Trinità nel quarto volume di 226 pagine, dedicato alla Convivenza per il Secondo Scrutinio.

Posso immaginare che qualcuno voglia rispondere: «oh, ma la parola "trinità" non è menzionata nemmeno una volta in tutta la Bibbia!» Rispondo che la Chiesa ha celebrato ventuno Concili Ecumenici dopo che è stato scritto l'ultimo libro del Nuovo Testamento, e molti di quei Concili hanno discusso e chiarito la verità rivelata sulla Santissima Trinità. Non siamo più una Chiesa bambina, una Chiesa coi pannolini. La verità sulla Trinità è effettivamente parte della Buona Novella, del Kerygma.


Dimostrazione VIII

Il termine “Trinità” è menzionato una sola volta nelle 110 pagine del terzo volume del Direttorio Catechetico di Kiko, il testo degli Orientamenti alle Equipes dei Catechisti per lo Shemà. Lo Shemà è un'altra fase del Cammino Neocatecumenale. Il termine Shemà, che in ebraico significa "ascolta", indica la preghiera che si trova nella Bibbia (Deuteronomio 6, 4-9): «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze...»

Kiko menziona la Trinità soltanto quando sta introducendo una canzone. A pagina 69, "Ammonizione al Cantico delle creature" dice:
"Questi tre giovani, che cantano e lodano il Signore insieme a tutta la creazione, vengono rappresentati molte volte in dipinti delle catacombe, perché nella Chiesa primitiva questi tre giovani erano un'immagine, che esprimeva quello che è la Chiesa. Il numero tre è simbolo della Trinità di Dio, è simbolo della comunità, è simbolo della Chiesa. Questi tre giovani, che lodano Dio con le mani alzate in mezzo al fuoco sono l'immagine della Chiesa in mezzo al mondo.
Tutto qui. "Il numero tre è simbolo della Trinità di Dio". Non ci sta dicendo nulla che non sappiamo già sulla Trinità. Infatti Kiko sta evidenziando in questo passaggio la comunità, non Dio.

(fonte del articolo: Chuck White, Kiko's trouble with the Trinity.

 

Daniel Lifschitz ha risposto sullo stesso blog:"Osservatorio sul Cammino Neocateumenale":

Grazie per questo documentato contributo sulla superficiale "pittura" e "teologia" di Kiko Argüello.

1. Kiko, come "pittore", riduce le icone dei monaci della Chiesa d'oriente a fumetti per adolescenti, spogliandole del loro profondo significato teologico.


2. Come "teologo" dimostra, nella sua pittura e nelle sue catechesi, una profonda ignoranza, speriamo non intenzionale, della teologia cattolica sulla Trinità.

Mancando di una seria preparazione teologica e biblica, ha la pretesa di condurre alla "fede adulta" un milione dei "suoi" seguaci. Li conduce, invece, ad una fede "adulterina".

3.Si atteggia a fondatore di una "Nuova estetica" per la Chiesa del terzo millennio, facendo imbrattare di sua mano da "stregone" o da un esercito dei suoi apprendisti stregoni - schiavetti, innumerevoli chiese, cappelle, sale e salette in tutto il mondo. Lui, che ha deviato dalla tradizione iconografica bizantina, vieta ad essi ogni deviazione dai suoi fumetti.


(Il vostro blog, invece di fermarsi su aspetti marginali, a volte positivi del CNC, dovrebbe concentrarsi su contributi come quello pubblicato oggi.

Invece di criticare acriticamente tutto quello che riguarda il CNC, dovrebbe concentrarsi su come aiutare i fratelli e sorelle, chiusi nella gabbia del CNC ad uscirne verso un cattolicesimo libero e costruttivo).

Daniellifschitz77@hotmail.com

http://nelnomedimariaegesu.blogspot.ch/


Kiko, Creatore di una "Nuova Estetica"

Sito in costruzione

Yo soy aquí un reconstructor de la Iglesia. Kiko Arguello

CATEQUESIS DE KIKO ARGÜELLO DEL RETABLO EN LA IGLESIA DE LA SANTÍSIMA TRINIDAD SAN PEDRO DEL PINATAR (MURCIA) 21/9/05

Necesitábamos no solamente hacer las catequesis, sino crear una Nueva Estética. Nuestra fe necesita un alimento ¿dónde hay hoy una estética de hoy? ¡Moderna! La Eucaristía necesita la belleza, la belleza es muy importante, la belleza. 
(...)
Estamos en los albores de algo que va a pasar en todo el mundo.
(...)
Quiero deciros cristianos, vamos a ser de otra forma… va aparecer una forma nueva de ser, va aparecer la Iglesia. ¿el problema cual es? ¡Que hace falta cristianos! ¡cristianos! no hace falta… no podemos dar el cine a los cristianos porque no saben qué decir… porque no hay cristianos, o con la televisión ¿dónde están los poetas cristianos? ¿Dónde están los escritores cristianos? ¡¿Dónde están los artistas cristianos?! ¿Dónde están? ¡No hay Cristianos! este es el punto, Yo le doy a un… cualquier católico un… para que haga una película ¡¿y no sobe que decir?! Porque no… si no tiene nada que decir. Ahora… entonces, ¡Esto, (el retablo) es que yo tengo algo que decir! Por eso es importantísimo educar en la fe y aparecerán poetas y escritores cristianos ¡Educar en la fe! ¿qué significa educar en la fe? Hacer que nuestra fe llegue a la estatura de Cristo, a la estatura de as realidades, ¡no! la fe se vive hoy a diversos niveles…  poco a poco… Bien, pues volviendo a lo que aquí nos ocupa, aunque os parezca que no estoy hablando del cuadro, estoy hablando del cuadro, desde otro punto de vista, estoy hablando de este cuadro.



Hay un canon que el pintor no puede inventarse nada. El canon de la Iglesia de Oriente la han hecho los padres, los teólogos, no los pintores que son los padres de esa… Esa forma de hacer la Anunciación, no se lo ha inventado Kiko Argüello. Es exactamente como lo hace Rublev. Rublev que ha sido canonizado por la Iglesia Ortodoxa. Es un pintor eh… muy Santo, un monje, que ha hecho… bueno… pues en todos los iconos si veis… si vais a Rusia y veis la Anunciación así, entonces… aquí está primero…. preside este gran retablo la Segunda Venida de Cristo. Es muy importante unir Arte y Liturgia. Nuestra Misa, nuestras Iglesias, son pobres en ese sentido, tenemos todavía una estética barroca, del barroco de hace mucho siglos. Nos hace falta una estética moderna, nueva…podemos equivocarnos, quizá, estamos en una…abriendo caminos.

Post in costruzione 

Messianismo Lubavich ed "Ecumenismo Neocatecumenale" di Kiko Argüello


Messianismi paralleli: 

Gli ebrei Lubavitcher e i Neocatecumenali

Si intensificano le amicizie tra ebrei ortodossi e cattolici “rinati”, nel nome della fede nel Messia. Ma in campo ebraico c’è chi grida al pericolo. Un’intervista del Custode della Terra Santa

di Sandro Magister



ROMA, 16 febbraio 2005 – In un’ampia intervista sul primo numero di “Oasis”, la nuova rivista internazionale del patriarcato di Venezia, il Custode della Terra Santa, il francescano Pierbattista Pizzaballa, parla degli “ebrei israeliani che hanno incontrato il Cristo e ricevuto il battesimo”.

In Israele – dice – sono “diverse centinaia di persone”. E prevede che resteranno pochi: “L’ebraismo non ammette la conversione. Certo, lo stato non vieta di fare scelte diverse. Però ci sono incomprensioni, tensioni”. Per questo motivo gli ebrei cristiani mantengono “una certa discrezione” e “non mettono in eccessiva evidenza la loro appartenenza al cristianesimo; non provocano e non costringono l’ambiente circostante a occuparsi troppo di loro”.

Ma questi sono gli ebrei che si sono integrati nella Chiesa cattolica, con un vescovo espressamente per loro. Perché ve ne sono anche altri, più numerosi, che non hanno un rapporto con la Chiesa. Semplicemente credono che il Gesù del Nuovo Testamento è il Messia che tornerà alla fine dei tempi. Sono gli “ebrei messianici” e padre Pizzaballa li valuta in “migliaia”. Sia i primi che i secondi provengono in prevalenza dall’ebraismo religioso, quello generalmente chiamato “ortodosso”.
* * *

Il messianismo è tornato prepotentemente in primo piano, nell’ebraismo. E lo stesso è avvenuto nel cristianesimo, specie in quei suoi settori “evangelical” e pentecostali oggi in forte espansione in tutto il mondo. Questi ultimi fenomeni sono per lo più esterni al cattolicesimo, ma anche la Chiesa romana ne è segnata.

Ebbene, un elemento che caratterizza queste nuove correnti cristiane è proprio l’amicizia con Israele, in controtendenza rispetto alle Chiese storiche protestanti, in genere ostili. Nel periodo più nero dell’ultima intifada, quando i viaggi in Terra Santa si erano quasi azzerati, le Chiese “evangelical” non hanno mai cessato di portarvi i loro pellegrini. E lo stesso hanno fatto, nella Chiesa cattolica, le comunità del Cammino Neocatecumenale, sicuramente il più filoisraeliano di tutti i movimenti di rinascita cattolica dell’ultimo mezzo secolo.

La riscoperta del messianismo avvicina idealmente i neocatecumenali soprattutto a una corrente dell’ebraismo ortodosso: i Lubavitcher.

Lo scorso 22 gennaio, su un’intera pagina del quotidiano italiano “il Foglio” è apparsa una dotta ed entusiastica presentazione del messianismo dei Lubavitcher. L’autore del saggio era Giuseppe Gennarini, uno dei fondatori del Cammino Neocatecumenale in Italia.
* * *

I Lubavitcher prendono nome dalla città bielorussa di Lubavitch, loro centro d’origine. Nacquero nella seconda metà del XVIII secolo da una costola dell’ebraismo hassidico. Rispetto a questa vasta corrente di rinascita religiosa si distinguono per l’attenzione più marcata allo studio dei testi talmudici e cabalistici, sia pubblici che segreti, e per la fortissima spinta missionaria tra i fratelli di fede.

Nel 1944 il loro rabbino supremo Joseph Isaac si trasferì negli Stati Uniti, a Brooklyn, dove tutt’ora i Lubavitcher hanno la loro sinagoga centrale, al numero 770 di Eastern Parkway. Quella migrazione nell’America infedele, con i suoi tanti ebrei secolarizzati, fu vissuta come una discesa nel mondo delle tenebre, preludio voluto da Dio alla manifestazione salvifica del Messia. Che infatti essi videro arrivare nella persona del genero e successore di Joseph Isaac, il nuovo “rebbe” Menachem Mendel Schneerson (nella foto). Questi morì a 92 anni, veneratissimo, nel 1994, dopo una dolorosa malattia. Non designò nessuno a succedergli. I suoi seguaci credono che egli risorgerà da morte e ritornerà a inaugurare il definitivo regno messianico.

I Lubavitcher costituiscono una porzione rilevante e dinamica dell’ebraismo religioso hassidico. Sono attivi in molti paesi con oltre duemilaseicento loro istituti. Circa tremilasettecento loro famiglie sono partite in missione. In Italia sono presenti a Milano e Venezia, e controllano la più importante macelleria rituale di Roma. Centocinquanta rabbini di tutto il mondo hanno sottoscritto un riconoscimento della messianità del “rebbe” Schneerson.

Ma proprio questo loro messianismo ha attirato sui Lubavitcher gli strali di altre componenti del mondo ebraico. David Berger, un famoso rabbino ortodosso, ma legato ad ambienti “liberal”, ha pubblicato nel 2002 negli Stati Uniti un libro molto veemente contro di loro: “The Rebbe, the Messiah, and the Scandal of the Orthodox Indifference”. Berger li definisce eretici e idolatri. Vuole che siano messi al bando. Perché a suo giudizio il loro messianismo sconvolge la dottrina ebraica classica e mette a rischio la stessa sopravvivenza dell’ebraismo nel mondo.

Berger si occupa da anni dei rapporti tra ebrei e cristiani ed è convinto che il messianismo dei Lubavitcher faciliti l’espansione missionaria dei cristiani tra gli ebrei. Chiama dunque questi ultimi a reagire. Scrive: “Se trattiamo i messianisti come buoni ebrei, concediamo la vittoria al cristianesimo nei punti cruciali di una sfida millenaria”.

In effetti, dopo Gesù, le dottrine messianiche entrarono in ombra, nell’ebraismo. Divennero materia di trattazioni riservate a pochi. I Lubavitcher le hanno dissotterrate e hanno fatto leva proprio sui due passi biblici che nel Nuovo Testamento sono centrali nel riconoscimento di Gesù come Messia, applicandoli al loro “rebbe”. Il primo è di Zaccaria 12: “E guarderanno a colui che hanno trafitto”. Il secondo è di Isaia 53: “È stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità. [...] Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca. [...] Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni”.

Non tutti, però, nell’ebraismo, hanno le stesse paure del rabbino Berger. David Singer, direttore di ricerca all’American Jewish Committee, ha pubblicato nel maggio 2003 sull’influente rivista cattolica “First Things”, diretta da padre Richard J. Neuhaus, un commento molto più positivo. Che termina così:

“Molto peggiore della sconvolgente presenza dei messianisti Lubavitcher, sulla scena attuale dell’ebraismo ortodosso, sarebbe la loro totale assenza. Un ebraismo ortodosso nel quale la speranza nel Messia rimanesse ridotta per sempre al livello di una pia affermazione, non sarebbe niente più che un corpo morto religioso. Chiamiamoli pazzi, chiamiamoli eretici, ma i messianisti Lubavitcher portano una potente, anche se strana, testimonianza della inesauribile vitalità della fede ebraica nel Messia”.
* * *

In campo cattolico, il commento di Giuseppe Gennarini è molto simile al precedente. Questa è la conclusione della sua nota sui Lubavitcher:

“Questo dibattito getta una luce nuova sui rapporti tra cristianesimo ed ebraismo, dimostrando che molti aspetti di Gesù e del cristianesimo, che secondo alcuni erano frutto di contaminazioni ellenizzanti o comunque estranee alla tradizione ebraica, sono invece profondamente radicati nella tradizione di Israele. Ma soprattutto, in un’epoca di ‘pensiero debole’ e in un mondo che vede nell’omologazione o nell’assimilazione l’ideale supremo, i Lubavitcher sono testimoni viventi che la fede nel Messia – venuto o venturo – è il centro della fede giudeo-cristiana”.

I neocatecumenali, di cui Gennarini fa parte, sono molto presenti e attivi in Israele. Sopra il monte di Korazym, in vista del Mare di Galilea, hanno costruito una cittadella per la formazione dei loro missionari, chiamata “Domus Galilaeae”, affrescata dal loro fondatore Kiko Argüello e inaugurata da Giovanni Paolo II nel 2000, tra gli applausi di molti rabbini compiaciuti per lo stile anticotestamentario della costruzione.

E al luogo scelto per la loro cittadella i neocatecumenali attribuiscono esplicite valenze messianiche. È la “Galilea dei pagani”, la “terra di Zabulon e di Neftali” annunciata da Isaia come il luogo della venuta del Messia. Ha scritto Gennarini in un altro suo intervento su “il Foglio” del 27 gennaio 2004:

“Gli ebrei cabalisti di Isaac Luria a Safed nel 1500, e ancora oggi gli ebrei osservanti, seguendo le profezie commentate nel Talmud e nello Zohar, aspettano la manifestazione del Messia nella ‘Galilea dei pagani’, immagine storico-geografica che annuncia una speranza quando l¿uomo è arrivato al colmo della tristezza, dell¿umiliazione e della disperazione”.

Inoltre, ogni sabato, una processione di insoliti visitatori anima la collina di Korazym. Sono ebrei ortodossi che bussano alla “Domus Galilaeae”. Accanto all¿entrata trovano un "bimah", un pulpito, come nelle sinagoghe; a lato del chiostro il decalogo di Mosé scolpito in ebraico su marmo; al centro della biblioteca una Torah del XV secolo; dopo la visita vengono salutati con il canto dello “Shemah Israel”, e se ne vanno commossi.

Insomma, tra ebrei ortodossi e cristiani “rinati”, cattolici e non, le amicizie si moltiplicano. Per alcuni sono amicizie felici, per altri sospette, per altri decisamente temute. In Israele, oltre ai giudeocristiani e agli ebrei messianici, vi sono decine di migliaia di immigrati dalla Russia e dall’Europa dell’Est, di identità religiosa debole e incerta, sul confine tra ebraismo e cristianesimo. Potenziali convertiti per i missionari dell’uno o dell’altro Messia. 


La simpatia del cammino Neocatechumenale 
per il messia dei Lubavitch 

Dalla mia autobiografia: "Nel Nome di Gesu"(in preparazione):

....Sembra che adesso Giuseppe Gennarini si sia addirittura innamorato dei chassidim Lubavich, una potente setta fondamentalista e guerrafondaia. Incontrando di persona il loro maestro, il rebbe Menachem Mendel Schneerson (che la setta ritiene il messia, o suo precursore), ho potuto sperimentare che i Lubavitch nutrono un profondo rancore e disprezzo verso i cristiani. Non credo che questo loro atteggiamento sia dovuto solo alle colpe passate della Chiesa, ma gira anche attorno ad una domanda fondamentale: chi è il Messia?
    Giuseppe Gennarini è una persona intelligente4. Ma l’intelligenza purtroppo non è mai stata garanzia contro scivoloni nella stoltezza. In un suo entusiastico articolo sul “Foglio” scrive, tra altre assurdità: “Soprattutto in un’epoca di ‘pensiero debole’ e in un mondo che vede nell’omologazione o nell’assimilazione l’ideale supremo, i Lubavitcher sono testimoni viventi che la fede nel Messia – venuto o venturo – è il centro della fede giudeo-cristiana”. 
    Che significa? Di quale fede parla Giuseppe? Di quale tipo di Messia? Di quello crocifisso o di quello che innalzerà Israele al di sopra di tutte le nazioni, cioè di un messia politico e temporale, come lo aspettano i Lubavitch? Come può Gennarini arrivare a pensare che possa esistere una certa intesa tra l’attesa messianica della Chiesa e quella di questa setta? Giuseppe dice di essere contro l’assimilazione, e vuole assimilare due attese messianiche opposte? Forse ammira il loro zelo verso gli ebrei atei, perché assomiglia al zelo dei neocatechumeni verso i battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa? E non sa che anche san Paolo loda lo zelo dei farisei, ma aggiunge“che non è secondo una retta conoscenza...( Rm 10,2), aggiungendo: Il termine della Torah è Cristo” (Rm 10,4).  
     Ma quello crocifisso, non il messia trionfalistico dei Lubavitch. È lì che casca l’asino e che ogni mediazione o “assimilazione” è impossibile e diventa tradimento. Cercarla, per aggirare l'unica salvezza, significa inficiare, anzi annullare il valore unico e irrinunciabile della Croce di Cristo. 


    L'ultima stupidata di Giuseppe Gennarini:

"Gli ebrei, nostri Padri nella fede"


In preparazione


in allestimento



Il mio  incontro con il  rebbe “messia” 
(Dall'autobiografia di Daniel Lifschitz, "L'immondizia ama Dio, Ed. Parva, 2007, p.140.
    

...Già che parlo dei Lubavitch, voglio raccontare il mio incontro con Menachem Mendel Schneerson il loro rebbe e “messia”. 
    Nel 1985, partendo da Parigi per New York, mi assegnarono sull’aereo un posto accanto ad una giovane coppia di Lubavitcher. Da invadente che sono, cominciai a parlare con loro, mettendo dopo un ora in chiaro che sono ebreo cristiano. Stranamente il loro atteggiamento nei miei confronti rimase amichevole; così parlai dei miei libri, mostrando loro il mio commento al Salmo 34 nella tradizione ebraica e cristiana, che era appena uscito in Italia. Mi parlarono del loro rebbe Menachem Schneerson, e della sua intenzione di creare una biblioteca ebraica universale, contenente tutti i commenti ebraici alla Scrittura. Mi suggerirono di portargli la mia fatica. Specificarono che la domenica mattina, alle ore 10.00, riceveva chiunque, prima gli uomini e poi le donne.
    Due domeniche dopo, decisi con Angela, che era arrivata con i bambini da Palermo, di fare una visita al rebbe. Per sicurezza mi feci accompagnare da Shon, un gigante irlandese e responsabile di una comunità neocatecumenale di New York.
    Premetto che gli incontri che avevo avuto finora con i chassidim Lubavitch non mi erano piaciuti. Nel 1958, in Israele, quando militavo nel Hashomer Hatzair, mi fermarono per strada a Tel Aviv, volendo obbligarmi con la forza a pregare insieme a loro lo Shemà. Allora ero ateo e rifiutai. Ma già avevano afferrato e iniziato a cingermi il braccio destro con i loro tefillin e non volevano mollare la preda. Dovetti divincolarmi con violenza per non soccombere alla loro.
    Negli Stati Uniti avevo poi conosciuto i Lubavitch attraverso numerosi manifesti con il ritratto del loro rebbe e la scritta: “Ha Mashiach ba”, il Messia viene. Ciò che mi aveva suscitato più antipatia era un calendario di 365 pagine,  nel quale, per ogni giorno dell’anno, c’era una frase sapienziale del rebbe. Il calendario era attraversato da un grande buco quadrato con in fondo la sua foto. Cosi Menachem Schneerson voleva scrutarmi giorno dopo giorno, durante tutto l’anno, infondendomi la sua infinita sapienza. Preferendo lo sguardo di Gesù, rifiutai il calendario che i suoi discepoli mi volevano regalare. Insomma, il “messia” era anche un esperto in pubblicità, public relations e culto della propria persona. Quando arrivammo alla Parkway Avenue Nr. 660, la dimora del messia, c’era già una lunga fila di uomini e donne che aspettavano, in code separate, l’apertura delle porte del paradiso. 
    Verso le 10.00 del mattino si aprirono e, ignorando la “politesse” inglese e ipocrita “Ladys first”, vi penetrarono, come spetta a ebrei ortodossi, per primi gli uomini. Buon per mia moglie Angela, una gran femminista;  dovette aspettare fuori. 
    Quando arrivò il mio turno, entrai nel salone dove il rebbe, al centro di un centinaio dei suoi discepoli, dava udienza, e regalava a ciascun visitatore un dollaro da distribuire ai poveri. Questa americanata si basava su un detto dei Pirqei Avoth, un testo sapienziale dell’epoca di Gesu', che dice: Ogni buona azione ne suscita un’altra. Fuori della villa uno stormo di shnorrer (mendicanti di professione) aspettava di ricevere da chi usciva dal paradiso il dollaro salvifico. Forse il rebbe voleva imitare Gesù e, ormai buon americano, invece dei pani, moltiplicare i dollari. 
    Chi andava dal rebbe per chiedere un miracolo, chi per avere più successo negli affari, chi per divorziare, chi perché trovasse marito per sua figlia, ecc. Quando tocco' a me, persi, purtroppo l'occasione di chiedere un santo consiglio su come divorziare. Aveva un bel viso con profondi occhi azzurri, il messia. Visto che non chiedevo niente, mi chiese lui, in inglese: “What do you want?”. “Non chiedo niente, rebbe! – risposi – Ho sentito dire che lei sta creando una biblioteca universale di esegesi ebraica alla Bibbia( Tenach). Sono venuto per donarle  il mio libro sul Salmo 34: “Benedirò il Signore in ogni tempo”. 
    Il messia lo accetto' con gratitudine,  mi diede anche una benedizione messianica, ormai indelebile e, come congedo, il solito dollaro, quello, invece, di valore eterno. Non è forse scritto sulla sua bancanota: "In God we trust"?   
    Il messia voleva congedarmi, ma per me l’incontro non era terminato, anzi, iniziava. Dissi: “Rebbe, volevo precisare che sono diventato un ebreo cattolico e che il commento contiene la tradizione ebraica e cristiana al Salmo 34”. 
    Mi fissò a lungo, poi, alzandosi, grido': “Hai fatto il peccato più grande che un ebreo possa commettere!”. 
    Ripresi, alzandomi anch’io: “Diventando cristiano non ho commesso nessun peccato, anzi, Gesù mi sta guarendo da tanti peccati”. 
    Gridò: “Il fatto che non riconosci questo peccato è la prova lampante che sei invischiato nel peccato fin sopra la testa. Pregerò il Signore che tu possa ravvederti e riconoscere il vero messia!”. Ci guardavamo negli occhi come due combattenti per la verità. 
    “La ringrazio delle sue preghiere – risposi – anch’io pregherò per lei: Chiedero' che Dio le faccia il dono di riconoscere chi e il Messia d’Israele e di ogni uomo; è Gesù Cristo!”. A quel punto i discepoli iniziarono a rumoreggiare, e sarebbe bastato un cenno del messia che mi sarei preso un sacco di botte. Ma rabbi Schneerson mi rispettava, e in più avevo alle mie spalle la mia guardia del corpo, Shon, il gigante irlandese. Per il rebbe l’incontro era terminato. Ma non ancora per me. 
    Aggiunsi: “Allora, rebbe, che facciamo con il mio libro per la sua biblioteca?”. 
    Rispose: “Lo prendo, per toglierne almeno uno dalla circolazione!”. 
     A questo punto, salva la vita, raggiungemmo l’uscita e ci allontanammo insieme ad Angela, che da brava suffragetta non voleva più aspettare il suo turno insieme alle altre pie donne.         Appena fuori, fummo aggrediti da una schiera di shnorrer che “esigevano” il nostro dollaro. Anche il goy irlandese Shon ne aveva ricevuto uno. Ma da peccatori incalliti che siamo, rifiutando di fare del bene, entrammo nel primo goyishe bar, ordinando, con i due dollari del messia, tre tazze di un’orribile, treife (non kasher) caffé americano con latte.
    Finalmente al riparo del messia, mentre sorseggiavamo disgustati quella brodaglia, raccontai ad Angela e a Shon l’ultima storiella sulla “peste messianica” che contamina l’ebraismo universale:        “Una coppia di ricchi ebrei” – di poveri siamo rimasti in pochi – “si sono fatti costruire a Miami Beach una sontuosa villa con piscina e golf. 
     Dice la moglie, Sara: "Ora che possiamo finalmente godere della nostra vecchiaia in questa bella villa, verrà il messia Menachem Mendel. Dovremo lasciare tutto e, Dio non voglia, andare a Gerusalemme!”. 
    Avraham: “Non ti preoccupare, Sarele, Dio ci ha salvati dagli egiziani, ci ha salvati dai greci, ci salverà anche dal messia!”. 
    Ma la storia – non la barzelletta – continua ancora:
    L’anno seguente ebbi una mostra a Venezia. Ogni volta che mi fermo in quella città, benedetta dalla bellezza e vado nel Ghetto a mangiare nel ristorante/Jeshivah del mio amico Rami, un discepolo del rebbe messia. 
    Vi incontrai due ragazzi di Brooklyn. Mi riconobbero. Ero stato ripreso, non solo dal messia, ma anche da una videocamera.  I suoi discepoli  avevano visto il mio incontro col rebbe a Brooklyn. Mi raccontarono che, appena l’eretico, cioè il sottoscritto, uscì dal paradiso, il rebbe messia prese il mio povero libro, scaraventandolo per terra, vi salì sopra e lo calpestò ripetutamente con i suoi santi piedi, come fece Deborah, la profetessa, dopo la sua vittoria sui nemici d’Israele, danzando e cantando sui loro cadaveri: “Così periscano tutti i tuoi nemici, o Signore!”.

Ormai sono passati venti anni dalla morte del messia, rabbi Schneerson. Della sua risurrezione, finora non c'è traccia. Chi sa se Giuseppe Gennarini ci spera ancora?






Dall' "Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale"  del 18 Maggio 2015

Citiamo questo articolo di Maurizio Blondet pubblicato dieci anni fa su Effedieffe.



Amorose relazioni tra la setta "cattolica" neocatecumenale e i giudei Lubavitcher


Gadget neocat
da un kiko-shop
La setta "cattolica" neocatecumenale ha intrecciato amorose relazioni con la setta giudaica dei Lubavitcher. Lo rivela (è un segreto di pulcinella) il vaticanista dell'Espresso Sandro Magister. Il quale sottolinea che una entusiastica presentazione della pseudo-teologia messianica dei Lubavitcher, apparsa sul Foglio il 22 gennaio 2005, era firmata da Giuseppe Gennarini, capo responsabile  delle comunità neocatecumenali negli USA.

I neocattecumenali, benedetti dal Papa polacco come "movimento" cattolico, sono una frazione secessionista della Chiesa, come sanno tanti bravi parroci. Quando i neocatecumenali s'impadroniscono di una chiesa parrocchiale, ne espellono pian piano gli altri fedeli.


Rotolo della Toràh
al centro della Domus kikiana
Quanto ai Lubavitcher (chiamati anche Habad o Chabad) sono la setta più estremista del giudaismo. Il loro guru e falso messia Schneerson (defunto nel 1994) sosteneva ad esempio che era lecito, per salvare un ebreo, trapiantargli il fegato strappato a un non-ebreo. Perché "lo scopo dell'intera creazione è il bene degli ebrei", e gli altri non sono che "animali parlanti", destinati a servire i padroni giudei nel "regno a venire". Sono loro, i Lubavitcher, a governare gli insediamenti più fanatici in Palestina: Baruch Goldstein, lo zelota pazzo che nel 1994 massacrò 39 palestinesi in preghiera nelle tombe dei patriarchi, era un Lubavitcher e viene considerato da loro un "eroe sacro" come Sansone (¹).


Cena ebraica neocatecumenale
usando veri calici da Messa
L'amicizia dei neocat con i Lubavitcher nasce, dice Magister, dal comune messianismo stravolto. Gennarini, ignorante o ingenuo, si estasia sul Foglio del fatto che "gli ebrei cabalisti Isaak Luria e Safed nel 1500, e ancora oggi gli ebrei osservanti [per lui sono tali i Lubavitcher, ndr.] seguendo le profezie commentate nel Talmud e nello Zohar, aspettano la manifestazione del Messia nella 'Galilea dei pagani'. Una speranza quando l'uomo è arrivato al colmo della tristezza, dell'umiliazione e della disperazione". Forse a Gennarini non interessa sapere che Isaak Luria, il celebre kabbalista, riteneva i Gennarini ed ogni altro non-giudeo come nato "dalla parte femminile della sfera satanica. Per questo le anime dei non giudei sono dette a nulla buone e senza conoscenza". Quanto al "messia" della setta che lui adora, Schneerson, decretò per i gentili "la condanna capitale, se hanno inventato una religione per sé. Non gli consentiamo di celebrare nuovi rituali religiosi". Nel "regno a venire" giudaico, questa è la condanna che attende i cristiani (minìm), che "hanno inventato nuovi rituali". Ancor più la meriteranno i neocatecumenali, che i riti cattolici li hanno abbandonati da tempo, ma sono inventori insaziabili di rituali fai-da-te.


Mezuzà neocatecumenale
Gli ingenui neocat credono di potersi mascherare da giudei e così sfuggire alla pena rabbinica. 
In un loro tempio neocat sul monte Korazim in Israele, ci informa Magister, hanno posto all'entrata "una bimah, un pulpito, come nelle sinagoghe; a lato del chiostro il decalogo scolpito in ebraico; al centro del loro tempio una Torah", e alla fine del rito post-cattolico elevano il canto "Shemàh Israel".



(Daniel Lifschitz aggiunge:

Da "buon ebreo", mi sono permesso, di "circoncidere" questo articolo, nelle sue parti piu' velenose , ma sopratutto, in  quelle inesatte o addirittura menzognere. 
Cio' dovrebbe essere compito dell' "Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale" che, inserendo nel suo blog delle inesattezze o falsità comprovate, rende a se stesso un pessimo servizio).


Fascetta reggichitarra neocat







                          

                            Nella Domus Galilaeae

  Incontro "Ecumenico" di 120 Rabbini
 con 
    7 Cardinali, 20 Vescovi e 400 Itineranti  


Domenica 10 maggio  2015


Dalla Radio Vaticana:

Giovedì scorso si è concluso in Israele, il I incontro internazionale ebraico-cristiano di rabbini, cardinali e vescovi, promosso dal Cammino neocatecumenale, in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate e nel ricordo del 70° anniversario della fine della Shoah. Si è tenuto presso la Domus Galilaeae, sul lago di Tiberiade e vi hanno partecipato 120 rabbini, 7 cardinali (Pell, Rylko, Toppo, Schonborn, Cordes, Yeom Soo-jung e Romeo) e 20 vescovi provenienti da tutto il mondo. Presenti anche gli itineranti del Cammino e personalità del mondo accademico, dell’arte e della cultura di entrambe le confessioni religiose. Papa Francesco ha inviato un messaggio per sottolineare e riconoscere questo evento come uno strumento per rafforzare la fraternità tra i due popoli.

Roberto Piermarini ha chiesto a Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale come è nato questo evento interreligioso:

R. – E’ stata un’idea dei rabbini di New York. Avendo realizzato la Sinfonia “La sofferenza degli innocenti”, al Lincoln Centre, a New York, che è piaciuta moltissimo ai rabbini, hanno pensato poi di eseguirla anche ad Auschwitz, davanti alla “Porta della morte”, per la quale sono arrivati 60 vescovi dalla Polonia, 15 mila fratelli e tanti rabbini. Allora, il rabbino Rosenbaum, riformista, è rimasto molto colpito e ha detto di non volere che questo rapporto di amore e comunione con il Cammino si fermasse. “Pochi rabbini, infatti – ha detto – hanno conosciuto quello che sta succedendo nella Chiesa cattolica con il Cammino Neocatecumenale: questo amore che voi avete per il popolo ebraico, che viene dal catecumenato della comunità cristiana. Nel Cammino si spiegano le radici profonde della nostra fede: Abramo, l’Esodo, la storia della salvezza e così via”. Allora ha detto: “Perché non facciamo un incontro alla Domus, invitando più rabbini: tutti i rabbini d’Europa e del mondo?”. Ed io ho detto: “Mamma mia, è difficile! Però, va bene! Scrivete voi”. Allora lui e il rabbino Greenberg, che ha molto prestigio, hanno scritto una lettera di invito a tutti i rabbini, per questi giorni di maggio, che è stata firmata da me, da due rabbini, anche dal cardinale O’Malley, dal cardinale Cañizares e dal rabbino Rosen, l’incaricato del rapporto tra cattolicesimo ed ebraismo. Siamo stati, dunque, a vedere cosa succedeva e la sorpresa è stata che si sono presentati 120 rabbini di tutto il mondo. E’ stato fantastico! Sono venuti anche da rami diversi: ortodossi, liberali, riformisti. E’ la prima volta che si trovavano assieme, “e questo – dicono - è un miracolo che potevano fare solo i cattolici!”. 

Domanda: – Qual è la missione che in questo momento storico hanno ebrei e cristiani?

Kiko Argüello: – Abbiamo eseguito la Sinfonia, cantando tutti assieme Shemà Israel. Alcuni piangevano, veramente emozionati, perché il Talmud dice: “Il giorno che i cattolici, i goim, con gli ebrei, canteranno Shemà Israel, verrà il Messia”. Erano, dunque, tutti impressionati. Dopo abbiamo fatto un questionario per gruppi, mescolando vescovi, cardinali e rabbini. Una delle domande è stata: qual è la missione salvifica del popolo ebraico e della Chiesa cattolica in questo momento del mondo? Abbiamo spiegato come il Cammino si stia aprendo adesso all’Asia – in Cina, nel Laos, in Vietnam, in Cambogia – e di come noi stiamo portando la Torah, che è la luce del mondo, e il Vangelo a tutte queste nazioni, che sono state sotto il comunismo. Erano molto impressionati, molto uniti. Siamo uniti in questa grande missione.

Domanda: – Qual è stata la risposta dei rabbini?

Kiko Arguello: – Fantastica! Fantastica! Il rabbino Brodman, uno dei rabbini più importanti, ha detto: “Questo è un evento che dimostra che il Messia è alle porte”. Dopo hanno detto cose meravigliose: la bellezza della Domus Galilaeae che li ha accolti è piaciuta moltissimo...poi i canti. Abbiamo danzato, perché in questi giorni ricorreva la fine del Lag Ba’omer, un tempo di lutto che ricorda il sacrificio del Rabbi Akiva. C’è un momento, quando finisce il Lag Ba’omer, in cui si fa un grande fuoco in tutte le sinagoghe e si danza. Noi lo abbiamo fatto anche qui, danzando tutti assieme: cardinali, vescovi e tutti i rabbini. E’ stato emozionante! Loro non credevano ai loro occhi, a quello che stava succedendo. E’ veramente un fatto storico. Vogliono quindi che continuiamo questo rapporto. Una cosa che li ha molto impressionati è stato il passaggio della fede, alle nuove generazioni, perché loro hanno molti problemi su questo. I giovani, infatti, si secolarizzano. Abbiamo proiettato un video che spiegava come avviene il passaggio della fede nel Cammino. Sono rimasti impressionati su come i genitori sappiano spiegare la Parola ai figli; su come domandino ai figli: cosa ti dice oggi questa Parola nella tua vita? Sono rimasti impressionatissimi e vogliono che li aiutiamo in questo.
  
Il direttore della Domus Galilaeae, il Centro del Cammino neocatecumenale in Galilea, don Rino Rossi, tra gli organizzatori dell'evento, spiega quali sono stati i momenti salienti dello storico 'incontro
R. – Senz’altro li ha colpito moltissimo la presentazione, perché è stata fatta attraverso gli itineranti del Cammino Neocatecumenale delle varie nazioni che hanno presentato i rabbini, e nel dare la loro esperienza – anche brevemente – questi itineranti hanno presentato, ad esempio, la loro situazione di coniugati magari con 8, 10, 12 figli … Questo ha creato un impatto impressionante nei rabbini, che lo hanno ricordato nelle esperienze. Poi, senz’altro, una cosa che ha colpito moltissimo è stato il concerto della Sinfonia degli Innocenti: è venuta qui l’orchestra, e ho visto molti rabbini piangere; sono stati molto toccati. Poi, un altro momento importante è stato il questionario, dove hanno potuto parlare, dire le loro esperienze, ma soprattutto lo scambio che c’è stato fra i cardionali, i vescovi, i catechisti itineranti e i rabbini.

Domanda: – C’è stata una preghiera comune?

Don Rino Rossi: – Abbiamo avuto i Vespri, guidati da un rabbino, mercoledì sera, con tutta la loro forma, a cui abbiamo partecipato; e poi, giovedì mattina, hanno anche voluto che si facesse una preghiera cristiani, e abbiamo fatto le Lodi, presiedute dal cardinale Schönborn, con i salmi, con una lettura del profeta Isaia e il capitolo 60, 1-5, con una omelia fatta dal cardinale Schönborn che è stata molto gradita.
 D. – Al termine dell’incontro qual è stata la reazione dei rabbini?
 R. – Abbiamo ricevuto esperienze emozionanti. Ha cominciato un rabbino di Israele, il rabbino David Brodman, che ha dato un’esperienza che ha commosso l’assemblea. Ha parlato di questo incontro come di un incontro fondamentale, di questo rapporto tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico che lui mai si sarebbe potuto aspettare. Ha detto: “Questo era il mio sogno. Io desideravo – e il Signore me lo concede, alla fine della mia vita – di vedere queste cose”. E ha citato il libro di un rabbino che per lui è molto importante; ha detto che noi siamo in un momento in cui stiamo vivendo "le doglie del parto" per preparare l’arrivo del Messia in mezzo a noi, e lui sta già vedendo tutto questo; anche in questo incontro, lo vedeva come una preparazione a questa venuta del Messia. Poi c’è stato un altro rabbino dell’Olanda che ha raccontato anche la sua esperienza, come lui da piccolo è stato salvato da una famiglia cristiana. E parlando anche di questo incontro, ha detto: “Io ho visto veramente operare Dio in mezzo a noi”. Un altro rabbino che diceva: “Io vi dico sinceramente, che ho capito una cosa, ascoltando Kiko. Io nella mia famiglia, nella mia tradizione non ho mai sentito che Dio ci ama”, e l’ha detto con una forza che ha commosso l’assemblea. “L’ho visto qui, in questa casa. - ha detto - L’ho visto veramente nei fatti: come ci hanno accolto …”, nelle esperienze che ho sentito nei gruppi, come parlavano queste coppie, queste famiglie, questi fratelli del Cammino neocatecumenale che dicevano con la loro vita, come Dio li aveva amati, come li aveva riscattati, li aveva salvati … Ha detto: “Bene: qui, io ho chiesto a mia moglie: ‘Ma tu, per esempio, hai sentito da qualcuno nella tua vita, nella Sinagoga, questa parola, che Dio ci ama?’”. E la moglie gli diceva: “No, io non l’ho mai sentito, mai sentito!”. E diceva il rabbino: “Anche io …”. E’ stata anche molto commovente l’esperienza del rabbino Greenberg degli Stati Uniti. L’ambiente che si è creato alla fine non si può descrivere, veramente! Poi, anche abbiamo avuto momenti molto familiari, abbiamo avuto delle danze … c’era uno spirito di comunione veramente molto forte!


Cliccate su questo Video, appena finisce , e potrete seguire un' ampia documentazione sull'
incontro di questi giorni, la "celebrazione del "Lag Baomer , sulla "Domus Galilaeae e il Cammino neocatecumenale in genere,e se ne avete ancora voglia, su una serie di video a tematica ebraica, per es.: Come fare il pane per lo Shabbath, una manifestazione nazionalista 
israeliana a favore dei coloni, canti chassidici ecc.


Davanti a questo deplorevole spettacolo di svendita dell'

Amicizia ebraico - cristiana a prezzo di "saldi di fine stagione"

mi devo chiedere: "Ho  sbagliato di chiedere il Battesimo?   


Dalle profezie della Beata Anna Caterina Emmerich

Non ho la pretesa di interpretare le seguenti profezie della Beata Caterina Emmerich,
 attualizzandole in chiave anti neocatecumenale; è pero' interessante tenerne conto, per
potersi difendere contro le eresie che circolano, in vari modi e movimenti nella Chiesa.

"Vidi anche il rapporto tra i due papi... Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità... Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo". (13 maggio 1820)
"Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando. Ma vidi anche che l’aiuto sarebbe arrivato quando le afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata Vergine ascendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa. Vidi un Papa che era mite e al tempo stesso molto fermo... Vidi un grande rinnovamento e la Chiesa che si librava in alto nel cielo".
"Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola... Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto... C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che segue l’ultima moda, così come la nuova chiesa eterodossa di Roma, che sembra dello stesso tipo...". (12 settembre 1820)
"Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là. Non c’era niente di santo in essa. Ma là [nella strana chiesa] tutto il lavoro veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la ragione umana... Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed opinioni.
C’era qualcosa di orgoglioso, presuntuoso e violento in tutto ciò, ed essi sembravano avere molto successo. Io non vedevo un solo angelo o un santo che aiutasse nel lavoro. Ma sullo sfondo, in lontananza, vidi la sede di un popolo crudele armato di lance, e vidi una figura che rideva, che disse: "Costruitela pure quanto più solida potete; tanto noi la butteremo a terra". (12 settembre 1820)
"Vedo altri martiri, non ora ma in futuro... Vidi le sette segrete minare spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse vidi una bestia orribile che saliva dal mare... In tutto il mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che sarebbero diventate martiri un giorno.
"Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente. Il Santo Padre e la Chiesa sono veramente in una così grande afflizione che bisognerebbe implorare Dio giorno e notte". (10 agosto 1820)
Poi vidi un'apparizione della Madre di Dio, che disse che la tribolazione sarebbe stata molto grande. Aggiunse che queste persone devono pregare ferventemente... Devono pregare soprattutto perché la chiesa delle tenebre abbandoni Roma". (25 agosto 1820)
"Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del Santuario e dell’Altare principale. San Michele venne giù nella chiesa, vestito della sua armatura, e fece una pausa, minacciando con la spada un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata… così che l’ufficio divino potesse essere celebrato come si deve. Allora, da ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le pesanti pietre di fondazione". (10 settembre 1820)
"Vidi cose deplorevoli: stavano giocando d’azzardo, bevendo e parlando in chiesa; stavano anche corteggiando le donne. Ogni sorta di abomini venivano perpetrati là. I sacerdoti permettevano tutto e dicevano la Messa con molta irriverenza. Vidi che pochi di loro erano ancora pii, e solo pochi avevano una sana visione delle cose. Vidi anche degli ebrei che si trovavano sotto il portico della chiesa. Tutte queste cose mi diedero tanta tristezza". (27 settembre 1820)
Non c’era niente che lasciasse a desiderare nella sua apparenza, ma era indebolito dall’età avanzata e mentre attraversavo Roma con San Francesco e altri santi, vedemmo un grande palazzo avvolto dalle fiamme, da cima a fondo. Avevo tanta paura che gli occupanti potessero morire bruciati perché nessuno si faceva avanti per spegnere il fuoco. Tuttavia, mentre ci avvicinavamo il fuoco diminuì e noi vedemmo un edificio annerito. Attraversammo un gran numero di magnifiche stanze, e finalmente raggiungemmo il Papa. Era seduto al buio e addormentato su una grande poltrona. Era molto ammalato e debole; non riusciva più a camminare.
Gli ecclesiastici nella cerchia interna sembravano insinceri e privi di zelo; non mi piacevano. Parlai al Papa dei vescovi che presto dovevano essere nominati. Gli dissi anche che non doveva lasciare Roma. Se l’avesse fatto sarebbe stato il caos. Egli pensava che il male fosse inevitabile e che doveva partire per salvare molte cose... Era molto propenso a lasciare Roma, e veniva esortato insistentemente a farlo...
La Chiesa è completamente isolata ed è come se fosse completamente deserta. Sembra che tutti stiano scappando. Dappertutto vedo grande miseria, odio, tradimento, rancore, confusione e una totale cecità. O città! O città! Cosa ti minaccia? La tempesta sta arrivando; sii vigile!". (7 ottobre 1820)
"Ho anche visto le varie regioni della terra. La mia Guida [Gesù] nominò l’Europa e, indicando una regione piccola e sabbiosa, espresse queste sorprendenti parole: "Ecco la Prussia, il nemico". Poi mi mostrò un altro luogo, a nord, e disse: "questa è Moskva, la terra di Mosca, che porta molti mali". (1820-1821)
"Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne. Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa. Altri avevano solo una testa, i loro corpi e i cuori erano come densi vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora dormivano oppure barcollavano". (1 giugno 1820)
"Quelli che vidi credo che fossero quasi tutti i vescovi del mondo, ma solo un piccolo numero era perfettamente retto. Vidi anche il Santo Padre - assorto nella preghiera e timoroso di Dio. Non c’era niente che lasciasse a desiderare nella sua apparenza, ma era indebolito dall’età avanzata e d"Mentre attraversavo Roma con San Francesco e altri santi, vedemmo un grande palazzo avvolto dalle fiamme, da cima a fondo. Avevo tanta paura che gli occupanti potessero morire bruciati perché nessuno si faceva avanti per spegnere il fuoco. Tuttavia, mentre ci avvicinavamo il fuoco diminuì e noi vedemmo un edificio annerito. Attraversammo un gran numero di magnifiche stanze, e finalmente raggiungemmo il Papa. Era seduto al buio e addormentato su una grande poltrona. Era molto ammalato e debole; non riusciva più a camminare. La testa pendeva da una parte all’altra, e cadeva sul petto come se si stesse addormentando. Egli aveva spesso svenimenti e sembrava che stesse morendo. Ma quandoa molte sofferenze. La testa pendeva da una parte all’altra, e cadeva sul petto come se si stesse addormentando. Egli aveva spesso svenimenti e sembrava che stesse morendo. Ma quando pregava era spesso confortato da apparizioni dal Cielo. In quel momento la sua testa era dritta, ma non appena la faceva cadere sul petto vedevo un certo numero di persone che guardavano rapidamente a destra e a sinistra, cioè in direzione del mondo.
Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione.
In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre". (1820)
"Vedo molti ecclesiastici che sono stati scomunicati e che non sembrano curarsene, e tanto meno sembrano averne coscienza. Eppure, essi vengono scomunicati quando cooperano (sic) con imprese, entrano in associazioni e abbracciano opinioni su cui è stato lanciato un anatema. Si può vedere come Dio ratifichi i decreti, gli ordini e le interdizioni emanate dal Capo della Chiesa e li mantenga in vigore anche se gli uomini non mostrano interesse per essi, li rifiutano o se ne burlano". (1820-182
"Vidi un nuovo Papa che sarà molto rigoroso. Egli si alienerà i vescovi freddi e tiepidi. Non è un romano, ma è italiano. Proviene da un luogo che non è lontano da Roma, e credo che venga da una famiglia devota e di sangue reale. Ma per qualche tempo dovranno esserci ancora molte lotte e agitazioni". (27 gennaio 1822)
"Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti sotto la stessa direzione: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa... Ma Dio aveva altri progetti". (22 aprile 1823)
"Gli ebrei ritorneranno in Palestina e diverranno cristiani verso la fine del mondo."


Si è svolto sul lago di Tiberiade in occasione del 50° anniversario della dichiarazione Nostra Aetate e nel ricordo del 70° anniversario della fine della Shoah

un convegno tra Rabbini e Cattolici Neocatecumeni.



RAI,  Redazione Torino

Lo scorso giovedì si è concluso il primo Incontro internazionale tra rabbini, cardinali e vescovi organizzato in Israele dal Cammino neocatecumenale, lla «Sofferenza degli Innocenti»in occasione del 50° anniversario della dichiarazione Nostra Aetate e nel ricordo del 70° anniversario della fine della Shoah. Lo riferisce il sito del Cammino Neocatecumenale.

L’incontro ha avuto luogo presso la Domus Galilaeae, sul lago di Tiberiade e hanno partecipato sette cardinali, venti vescovi e 120 rabbini da tutto il mondo. Erano presenti inoltre personalità del mondo accademico, dell’arte e della cultura di entrambe le confessioni religiose.
I cardinali presenti erano: George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia; Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi (India); Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna (Austria); Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum; Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seul (Corea del Sud); Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo.


L’incontro è stato guidato dall’equipe internazionale del Cammino: Kiko Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi, insieme con il direttore della Domus Galilaeae padre Rino Rossi. Hanno partecipato all’incontro anche numerosi catechisti itineranti del Cammino neocatecumenale e presbiteri, in totale circa 400 persone.

Si è trattato di una iniziativa senza precedenti incoraggiata dalla Santa Sede. Papa Francesco ha inviato un messaggio per sottolineare e riconoscere questo evento come uno strumento per rafforzare la fraternità tra i due popoli.


Uno dei momenti fondamentali è stato l’esecuzione della sinfonia «La sofferenza degli Innocenti» interpretata dall’«Orchestra del Cammino» come un atto di amore e di riconciliazione con il popolo ebraico per la sofferenza della Shoah.


«Porgo i miei saluti a tutti voi che partecipate a questo incontro, e vi assicuro della mia vicinanza spirituale», ha scritto il Pontefice; «Spero che il vostro incontro sarà un’occasione per rafforzare i vincoli di fraternità che condividete, e per approfondire il vostro impegno per far conoscere il grido degli innocenti attraverso il linguaggio della musica. Unito a voi, prego il Signore che ascolti questo grido e che guarisca le afflizioni di tutti quelli che soffrono. Così anche io prego che i cuori siano aperti all’invocazione degli innocenti in tutto il mondo».
Con questi sentimenti, invoco abbondanti benedizioni divine su tutti voi come pegno di pace e di forza».


Durante quattro giorni i partecipanti hanno parlato di alcune sfide comuni: la missione salvifica del popolo ebraico e della Chiesa cattolica nel mondo di oggi; la trasmissione della fede alle prossime generazioni; il contrasto tra l’antropologia giudeo-cristiana e le antropologie basate sulla premessa della negazione di Dio; il riemergere dell’antisemitismo e del fondamentalismo xenofobo.

Nell’ultimo giorno i rabbini, nel descrivere la loro esperienza in questo incontro, si sono detti sorpresi di riconoscere la presenza di Dio in una comunione «così meravigliosa»: «È stato un incontro storico. Mai nell’ebraismo avevamo riunito tanti rabbini di tutte le diverse espressioni: ortodossi, conservatori, riformati, ricostruzionisti, ecc.». Tutti hanno parlato della fraternità vissuta con i cardinali e i vescovi e hanno ringraziato il Cammino neocatecumenale per essere stato strumento «di un vero miracolo». «Siamo rimasti impressionati di come, nel Cammino neocatecumenale, si sta trasmettendo la fede ai figli, si stanno ricostruendo le famiglie e i fedeli giungono alla conoscenza delle Scritture e delle radici del cristianesimo: da tutto ciò è nato un grande rispetto e amore per il popolo ebraico», hanno scritto in un comunicato finale; «Un omaggio sinfonico e una preghiera, composta da Kiko Argüello, che ricorda la tragedia della Shoah, ci ha aiutato a meditare sulla sofferenza degli innocenti, che oggi continua anche tra i cristiani in alcuni paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Abbiamo espresso il nostro comune impegno per la presenza di Dio nel mondo e il nostro comune desiderio di impegnarci nel tikkum olam, nel riparare il mondo, per tutta l’umanità, includendo la crescente preoccupazione per la sofferenza dei poveri, un maggiore rispetto per l’ambiente e per il rafforzamento della famiglia. Riflettendo sulla Nostra Aetate e sull’enorme cambiamento che ha promosso sono state evidenziate grandi opportunità e sfide. In ogni caso, è avvenuto un immenso cambiamento rispetto ai pregiudizi e alle divisioni del passato e tale evento fa presagire una nuova relazione tra l’ebraismo e il cristianesimo».

Diverse testimonianze sull'incontro ebraico-cristiano 
alla Domus Galilaeae 

Rabbi Jonathan Kligler, americano, 8 maggio 2015
(Tratto da un viaggio inaspettato in Israele: il dialogo cattolico-ebraico).

"Circa tre settimane fa, ho ricevuto una telefonata da un caro collega. Mi chiese se mi piacerebbe un invito ad un convegno interreligioso in Israele, con tutte le spese pagate. Dopo qualche telefonata, ne sapevo un po 'di più: un' organizzazione cattolica,  conosciuta come "Cammino Neocatecumenale" stava per organizzare  una riunione di rabbini esacerdoti cattolici in Israele. Era  programmata per 100 rabbini, ma ne mancavano ancora 40. Pensai che potesse essere assai divertenteInoltre, il centro congressi, dove l'incontro si svolgeva, si trovava vicino alla casa dei miei fratelli in Galilea; avrei potuto giocare con i miei numerosi nipoti.

Il centro congressi di notte
Cosi' decisi di prenotare il mio biglietto.

Lunedi sera arrivai alla DomusGalilaeae , uno splendido resort, in cima ad una collinacon una vista  impareggiabile sul lago di Tiberiade

A colazione, mi trovai seduto accanto ad un uomo anziano. Si presentò come George dall' Australia, residente a Roma. Io, indagando più a fondo, ho imparato che si trattava del  cardinale George Pell, responsabile del Ministero delle Finanze in Vaticano.  Mi chiesi: Chi altro sarà qui?

La stanza rotonda grande
Presto lo scoprii. Circa 300 partecipanti si erano riuniti in una grande sala rotonda. Il programma inizio' con le presentazioni. C'erano rabbini di tutte le varie congregazioni e confessioni, provenienti da 30 paesi. Alcuni molto importanti, tra cui i rabbini capo di diversi paesi europei. Le donne rabbino erano terribilmente sotto rappresentate (ne parleremo più avanti). C'erano 7 cardinali, arcivescovi  e alcuni missionari  neocatecumenali, provenienti da  tutto il mondo. Vennero distribuite delle cuffie per  la traduzione simultanea in italiano, francese, inglese ed ebraico. 

Al centro della sala, parlava un uomo di nome Kiko Argüello, iniziatore del Cammino. Kiko, come viene affettuosamente chiamato, ha creato il cammino neocatecumenale 50 anni fa. E' spagnaolo. Da giovane fu ateo e artista. Un giorno, Dio penetro' nel suo cuore e divenne un cattolico praticante. Uomo appassionato e carismatico, si stabili' con una ex suora di nome Carmen Hernandez alla periferia di Madrid e li' cominco' a evangelizzare i poveri. Dalla sua predicazione nacque  il Cammino Neocatecumenale - una forma di istruzione religiosa nuova o rinnovata per rinnovare la fede cattolica attraverso piccole comunità piene di entusiasmo e impegno. Questo movimento di rinnovamento spirituale cattolica, ha subito catturato l'attenzione del Vaticano, nel bene e nel male. 
La gerarchia cattolica è stata attratta dal suo grande successo nel rivitalizzare la vita cattolica, ma, allo stesso tempo, preoccupata per i suoi metodi poco ortodossi e fuori controllo. Il Cammino si è diffuso rapidamente in tutto il mondo, attraverso  missionari itineranti, impegnati nelle parrocchie cattoliche. 
Il centro Domus Galilaeae dove eravamo riuniti è il suo più grande successo .

Il centro congressi di giorno


I Rabbini, miei colleghi ed anch'io ci siamo resi conto che questo gruppo sembrava essere uno Chabad cattolico. Chabad (i Lubavich) sono una setta, la cui missione è di far ritornare gli ebrei secolarizzati alla pratica ebraica. Emissari Chabad vengono inviati in qualsiasi parte del mondo, per far tornare gli ebrei indifferenti alla religione, all'ortodossia ebraica. I neocatecumenali  fanno lo stesso nel mondo cattolico. 

Kiko non solo possiede una forte personalità, ma ha anche un enorme ego . Ha parlato al suo pubblico acattivato a lungo solo di se stesso. La mia prima impressione fu - con il tempo è cambiata molto -  che tutti i rabbini presenti, o almeno gran parte di essi, erano dei trofei di Kiko per convincere la gerarchia vaticana lì presente, dell'importanza del Cammino Neocatecumenale. L'edificio in cui eravamo radunati, era inoltre una continua testimonianza dell'opera artistica, musicale e architettonica di Kiko. Già il primo giorno della conferenza un'intera orchestra sinfonica si presento', insieme ad un coro di 80 voci a suonare per noi una sinfonia che Kiko ha composto, sulla sofferenza degli innocenti ad Auschwitz. Il culmine del coro sinfonico fu raggiunto dall'unione con il coro dell'assemblea. Tutti cantammo entusiasticamente  insieme lo Shema' Israel. Ho potuto vedere quanto è importante  per i cattolici riuniti lì,  affermare che il Dio degli ebrei è anche il loro Dio e che Dio è uno . 
Mi chiedo se non sono puntellare la divinità di Cristo.

Come spiegherò, questo è un cambiamento enorme e positivo nella Chiesa cattolica, e non deve essere presa alla leggera. A questo punto, però ho già sospirata boccata d'aria fresca. La strada ha tutti i segni di un culto della personalità . Forse il resto del giorno della conferenza sarebbe aprire uno spazio per il dialogo vero.

Rabbi Yitz Greenberg
Anche se, Kiko ha parecchie ore di discorsi per pubblicizzare il vostro sistema, il secondo giorno dellaconferenza da parte finalmente la possibilità di parlare . Il r Abino Yitz Greenberg , uno dei più grandi rabbini a Merican del nostro tempo , ha dato un discorsomeravigliosamente chiaro in cui ha spiegato la storia diantisemitismo nella Chiesa cattolica, la storica trasfor-mazioni della dottrina della Chiesa verso j udíosabbiamo dichiarato 50 anni fa dal Concilio Vaticano II , e il lavoro ancora da fare. Mentre guardavo il pubblicocattolico ascolta incantato ho cominciato a sentire lasincerità del suo desiderio di venire noi, i j udíos . Dopo dissertazione Yitz avevano uno lungo opportunità per piccoli gruppi di discussione , e, infine, ha avuto la possibilità di saperne di più su alcuni dei nostri partner .
In effetti , il divario tra noi e loro è enorme . In realtà , ci sono stati diversi lacune culturali per riconoscere etrattare. Un divario non è religioso ma culturale . Inoltre, le sfide che si trovano ad affrontare le persone religiose in Europa intensamente laica Essi sono diversi da nostre sfide in America del , dove la separazione di Stato e Chiesa chiave in qualche modo rende più facile a perseguire una vita religiosa.

Vuoto culturale: sanno quando ottengono un gilet in maglia
Un divario più ampio nata da altre differenze culturali. Il Cammino Neocatecumenale è un movimento vador evangelico conservato all'interno della Chiesa cattolica. Ciò significa che sono saldamente radicate nell'ideologia famiglia conservatrice per noi evangelici protestanti nel nostro paese. La sua visione del mondo è binaria: o si vive una vita pia, o sono nel percorso di distruzione . Laicità è irredimibile e fonte del male. Nel nostro piccolo gruppo condividiamo le nostre storie di fede, e ogni cattolico descritto come marcia verso un modo dissoluta e immorale finché Dio li ha salvati. Sono completamente opposti a qualcosa di diverso da matrimonio eterosessuale, in cui la donna è subordinata al marito. E, naturalmente, c'è un solo vero Dio e una sola verità. Si dà il caso, sono disposti a espandere il loro senso di verità per includere solo gli ebrei, perché siamo i loro antenati e "fratelli maggiori". Ma le altre religioni, in particolare l'Islam, sono al di fuori della piega. Questo può risuonare con alcuni dei rabbini più ortodossi che erano presenti alla riunione, ma la maggior parte degli americani c'erano rabbini che aderiscono allo spirito americano della tolleranza e del pluralismo, e moderato o apertamente respingere ogni pretesa di essere l'unico vera via.Ho capito che in questo senso abbiamo parlato senza ascoltare gli uni agli altri, ma ho fatto del mio meglio per articolare la possibilità che Dio, dal suo amore per la diversità, avrebbe potuto creare più di un modo vero di conoscere Dio .

Poi c'è il divario di genere. La Chiesa cattolica è un bastione impressionante di privilegio maschile, accompagnato dal gran numero di rabbini ortodossi e le loro mogli che erano presenti. Mi sentivo come se avessi fatto un passo in un universo alternativo in cui il femminismo non ha mai avuto luogo. Rabbi erano solo 3 donne presenti, e quando sono stati presentati, ha annunciato con il titolo di dottore o professore. Queste donne, insieme a me e molti altri uomini rabbini hanno fatto del loro meglio per riparare questa svista, ma non riuscivano a superare il mantello dell'invisibilità che copre e nasconde le nostre colleghe. E 'stato uno shock, e mi ha fatto capire in quale misura vivere in una "bolla" femminista e le enormi settori della società, in cui il patriarcato e il sessismo radicate ancora governare .

Altre differenze culturali
Infine, un altro buco che merita la descrizione è molto diversi vocabolari usiamo ebrei religiosi e cattolici. Per i cattolici, la sofferenza è santa, qualcosa per Dio come la più alta forma diIl servizio, messo a punto dopo che Gesù. Pertanto, si può dire che la sofferenza degli ebrei, dal momento che il martirio di Rabbi Akiva e dei suoi colleghi nel secondo secolo, che si conclude con le vittime dell'Olocausto nazista, era in qualche modo un'esperienza nobilitante. Per noi ebrei, ovviamente, non ci sentiamo nobilitata dalla oppressione omicida. Quando ricordiamo il martirio di Rabbi Akiva a Yom Kippur, che facciamo con ansia piuttosto che lode. E per me e per molti altri ebrei, la nostra risposta per l'Olocausto è la necessità dello Stato di Israele, una chiara affermazione che preferiscono difendere le nostre vite di essere vittime che soffrono. E 'stata una sfida di non essere offeso. Mi ha ricordato le persone ben intenzionate che ti conforta che ha appena subito una perdita dicendo che è la volontà di Dio e tutto è per il meglio .
Se tutto questo suona scoraggiante, è perché era . Più volte c la considero in movimento  La grazia salvifica , come sempre, è stata la possibilità di incontrare persone e ascoltare le loro storie . Questo è , naturalmente, dove la nostra umanità può brillare e il cuore può ottenere collegato, e tutti quelli con cui ho parlato sono stati attento e sincero il lorodesiderio di connettersi con me . La loro ospitalità è stato esagerato , e hanno fatto del loro meglio per farci comodo.


E ' facile dimenticare che prima di 1965 la posizione ufficiale della Chiesa cattolica era che j udíos erano assassini di Cristo meritevole di disprezzo e denigrazione . Alcuni deirabbini presente più anziano ha parlato con commozione della sua infanzia prima delConcilio Vaticano II , e d trattare con l'odio che hanno ricevuto da cattolici . E 'stato ungrande richiamo per me che la Chiesa cattolica ha ripudiato ufficialmente l'antisemitismo e ha abbracciato un l ebrei come " i nostri fratelli maggiori. " (S é che manca "sorella" ! ). Il cardinale di Vienna ha parlato in modo commovente senza batter ciglio la storia orribile semitica Austria , e ha spiegato che 50 anni di storia della Chiesa è quello lampeggiare e il ripudio dell'antisemitismo implementata da Nostra Aetate è vero, ma ci vorrebbe un lungo tempo per essere pienamente efficace. Abbiamo p Idio la pazienza e buona volontà.


Me pregunto si no están apeando a Cristo de la divinidad.

Como explicaré, esto es un cambio enorme y positivo en la Iglesia Católica, y no debe ser tomado a la ligera. En este punto, sin embargo yo ya ansiaba algo de aire fresco. El camino tiene todas las señales de un culto a la personalidad. Tal vez el resto de la agenda de la conferencia abriría un espacio para el diálogo real.

rabino Yitz Greenberg
Aunque, Kiko tenía varias horas más de arengas para publicitar su sistema, el segundo día de la conferencia por fin tuvimos una oportunidad de dialogar. El rabino Yitz Greenberguno de los grandes rabinos americanos de nuestro tiempodio un discurso maravillosamente claro en el que expuso la historia del antisemitismo en la Iglesia Católica, la histórica transfor-mación de la doctrina de la Iglesia hacia los judíos declarada hace 50 años por el Concilio Vaticano II, y el trabajo todavía por hacer. Mientras miraba a la audiencia católica escuchando embelesados empecé a sentir la sinceridad de su deseo de llegar a nosotros, los judíosDespués de la disertación de Yitz tuvimos una larga oportunidad para discusiones en grupos pequeñosy por fin tuve oportunidad de conocer más acerca de algunos de nuestros contrapartes.
A decir verdadla brecha entre ellos y nosotros es ampliaDe hecho, hubo varias lagunas culturales que reconocer y negociar. Una brecha no es religiosa sino culturalAdemás, los desafíos a los que se enfrentan las personas religiosas en la Europa intensamente secular son diferentes a nuestros desafíos en Américadonde la separación fundamental de Iglesia y Estado en cierta manera hace que sea más fácil seguir una vida religiosa.

Vacío cultural: unos saben cuando no ponerse chaleco de punto
Un vacío más grande surgió de otras diferencias culturales. El Camino Neocatecumenal es un movimiento evangélico conser- vador dentro de la Iglesia Católica. Eso significa que están firmemente enraizados en la ideología conservadora, familiar para nosotros en los evangélicos protestantes en nuestro propio país. Su visión del mundo es binaria: o vives una vida piadosa, o estás en el camino de la destrucción. El secularismo es irredimible y fuente del mal. En nuestros pequeños grupos compartimos nuestras historias de fe, y cada católico describió como marchaban hacia un camino disoluto e inmoral hasta que Dios les salvó. Ellos se oponen completamente a todo lo que no sea el matrimonio heterosexual, en el que la mujer está subordinada al marido. Y, por supuesto, sólo hay un Dios verdadero, y una Verdad. Da la casualidad de que están dispuestos a ampliar su sentido de la única verdad para incluir a los judíos, ya que nosotros somos sus antepasados ​​y "hermanos mayores". Pero otras religiones, especialmente el Islam, están fuera del redil. Esto puede resonar con algunos de los rabinos más ortodoxos que estaban presentes en la reunión, pero la mayoría de los rabinos estadounidenses que estaban allí se adhieren al espíritu americano de la tolerancia y el pluralismo, y moderan o rechazan abiertamente cualquier pretensión de ser el único verdadero camino. Entendí que en este sentido hablábamos sin escucharnos unos a otros, pero hice mi mejor esfuerzo para articular la posibilidad de que Dios, por su gran amor a la diversidad, podría haber creado más de un camino verdadero para conocer a Dios.

Luego está la brecha de género. La Iglesia Católica es un impresionante bastión del privilegio masculino, acompañado por el gran número de rabinos ortodoxos y sus esposas que estaban presentes. Me sentía como si hubiera entrado en un universo alternativo en el que el feminismo nunca había tenido lugar. Sólo había 3 mujeres rabino presentes, y cuando fueron presentadas, las anunciaron con el título de Doctor o Profesor. Estas mujeres, junto conmigo mismo y muchos otros rabinos varones, hicieron cuanto pudieron para reparar este descuido, pero no pudimos superar el manto de invisibilidad que cubre y oculta a nuestras colegas mujeres. Fue un shock, y me hizo darme cuenta del grado en que yo vivo en una "burbuja" feminista y los enormes sectores de la sociedad en los que el patriarcado y el sexismo arraigado todavía gobiernan.

Otras diferencias culturales
Por último, otro agujero que merece descripción es el de los muy diferentes vocabularios religiosos que empleamos judíos y católicos. Para los católicos, el sufrimiento es santo, algo que ofrecer a Dios como la más elevada forma de servicio, ideada después de Jesús. Por lo tanto, se puede decir que el sufrimiento de los judíos, desde el martirio de Rabí Akiva y sus colegas en siglo II, culminando con las víctimas del Holocausto nazi, ha sido de alguna manera una experiencia ennoblecedora. Para nosotros, judíos, obviamente, no nos sentimos ennoblecidos por la opresión asesina. Cuando recordamos el martirio de Rabí Akiva en Yom Kippur, lo hacemos con angustia más que como elogio. Y para mí y para muchos otros judíos, nuestra respuesta al Holocausto es la necesidad del Estado de Israel, una clara declaración de que preferimos defender nuestras vidas que ser víctimas sufrientes. Fue todo un desafío no sentirse ofendido. Me recordó a la gente bienintencionada que consuela a quien que acaba de sufrir una pérdida diciéndole que es la voluntad de Dios y todo es para bien.
Si todo esto suena desalentador, es porque lo era. Varias veces consideré el irme. La gracia salvadora, como siempre, fue la oportunidad de conocer personas y escuchar sus historiasEsto es, por supuesto, donde nuestra humanidad puede brillar y los corazones pueden llegar a conectar, y todos aquellos con quienes hablé fueron cariñosos y sinceros en su deseo de conectar conmigoSu hospitalidad era exageraday ellos hicieron lo posible por hacernos sentir cómodos.


Es fácil olvidar que antes de 1965 la posición oficial de la Iglesia Católica era que los judíos eran asesinos de Cristo y merecedores de desprecio y vilipendioAlgunos de los rabinos más ancianos presentes hablaron conmovedoramente de su infancia antes del Concilio Vaticano IIy del trato de odio que recibieron de los católicosFue un gran recordatorio para mí que la Iglesia Católica ha repudiado oficialmente el antisemitismo y ha abrazado al pueblo judío como "nuestros hermanos mayores.(¡Sé que faltan las "hermanas"!). El cardenal de Viena habló conmovedoramente y sin pestañear sobre la horrenda historia antisemita de Austriay explicó que 50 años en la historia de la Iglesia es un pestañeo, y que el repudio del antisemitismo implementado por Nostra Aetate es real, pero que llevaría mucho tiempo hasta ser plenamente efectivo. Nos pidió paciencia y buena voluntad.


Kiko Argüello in un'intervista 

si pronuncia sull'incontro "Ecumenico" alla Domus 





- Alcune settimane fa, si è svolta una convivenza nella Domus Galilaeae, in Israele, con rabbini, vescovi e cardinali, a 50 anni dal documento conciliare Nostra Aetate. Qual è la sua impressione su questo importante incontro tra ebrei e cattolici?
  • Hanno partecipato 120 importantissimi rabbini delle diverse confessioni ebraiche: ortodossi, riformisti ecc... E per noi è stata davvero una 'Pentecoste' perché Dio ci ha inviato il Suo Spirito e siamo stati davvero felici. I rabbini ci hanno detto che era la prima volta, nella storia del giudaismo, che tutte le confessioni si incontravano insieme in comunione e con i cattolici! Dio si è reso presente in mezzo a noi, lo dimostrava l'amore che si vedeva tra tutti. Gli ebrei hanno capito che abbiamo una missione congiunta per la redenzione del mondo. Questo è quello che hanno scritto.



Entusiasmo e fratellanza nella Domus Galilae

Dalla lettera di un Itinerante del cammino neocatecumenale

"E' difficile per me esprimere a parole, cio' che abbiamo vissuto durante quel convegno.
Dopo l’iniziale diffidenza da parte dei rabbini, che portò nello stesso giorno di arrivo uno dei partecipanti a voler andarsene, tantoché dovemmo assicurargli da dovergli promettere esplicitamente che non era nostra intenzione convertirlo, nacque in tutti un profondo desiderio di fratellanza, suscitato in modo particolare  dall’ascolto del concerto per coro e orchestra "La sofferenza degli innocenti, composto da Kiko. Ci' è stato fondamentale per la convivenza, è stato la chiave di volta, che ha permesso a tutti di porgere orecchio alla predicazione di Kiko. Molti addirittura piangevano mentre cantavamo la Shemà Israel".

Durante il secondo giorno si sono ascoltate delle esperienze sulla missione salvifica del popolo ebraico e della Chiesa Cattolica di oggi. I Rabbini sono rimasti molto impressionati dall’esperienza degli itineranti”: 
Mentre nel mio gruppo tutti si sono messi a fare "teorie”, parlando senza mettere “carne al fuoco”, uno dei nostri seminaristi li ha stupiti tutti con la sua esperienza”. Si tratta un arabo cristiano, che non aveva conosciuto Dio. Incontrando il Cammino neocatecumenale, ha ricevuto amore per il popolo ebraico che prima odiava”.

La fratellanza si è concretizzata la sera stessa, celebrando la festa del Lag Ba’omer (¹), in onore del fondatore della cabala (²), danzando  tutti insieme intorno al fuoco.

Nell’ultimo giorno ci sono state le esperienze. E' stato incredibile ascoltare le esperienze dei rabbini”.
Com'è bello andare gratis in Israele...
“Uno dei rabbini più in vista, Rabbi Broadman di Haifa, ha detto fra le lacrime che per lui era stata un’esperienza inimmaginabile. Ha detto che pregava tutti i giorni lo Shemà tre volte al giorno per la venuta del Messia e pregava per la resurrezione dei morti e vedeva che noi abbiamo aperto una finestra per la venuta del Messia , il quale sarebbe arrivato presto.
Un altro rabbino importante di New York disse che a lui nessuno gli aveva mai detto che Dio è amore e ci ama così come siamo. Aveva chiamato a sua moglie a New York per chiederle se suo padre (cioè suo suocero, anche lui rabbino) le aveva mai detto che Dio è amore e che la amava così come era, e lei gli rispose di no, che pregavano solo lo Shemà. Questo rabbino ha detto che si vergognava di non aver mai predicato queste cose”. 
         “Un altro rabbino raccontò piangendo che la sinfonia lo aveva colpito e che mentre cantammo  Shemà Israel, egli lo cantava per il suo padre adottivo, un cristiano che lo salvò dalla morte ad  Auschwitz. Raccontò come suo vero padre lo aveva infilato in una valigia,portandolo da questa famiglia, prima di venire, lui stesso, deportato  Auschwitz.”

(¹) Lag Ba’omer è una festività religiosa ebraica situata tra Pesach e Shavuot. La festa ha origine al tempo di Rabbi Akiva. Il Talmud (Yevamot 62:2) racconta che 24.000 allievi di Rabbi Akiva morirono per una misteriosa malattia mandata da Dio. Il Talmud in seguito giustifica l'evento perché costoro "non dimostravano rispetto l'uno per l'altro". Lag Ba’omer celebra il giorno in cui questa malattia cessò. Altri indicano come causa della morte di così tanti studenti alla rivolta di Bar Kokhba (nella quale Rabbi Akiva ebbe un ruolo di primo piano e nella quale i cristiani subirono "ogni sorta di persecuzioni"). Da questo punto di vista, assume un senso la stessa accensione dei falò, tradizionale di questa festa, in quanto i falò erano utilizzati come segnali durante le guerre. In questo stesso giorno ricorre l'anniversario della morte del famoso Rabbino Shimon bar Yohai, il cabalista, conosciuto quale autore dello Zohar.
Trattandosi una festività nata dopo la morte di Cristo e dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, Lag Ba’omer non ha niente a che vedere con le radici ebraiche del cristianesimo: essendo parte della fede ebraica dopo la fine della Prima Alleanza, essa è, dal punto di vista Cristiano, una festa del tutto pagana. Lo Zohar è un testo esoterico e cabalistico ebraico, scritto ed evolutosi dopo la Diaspora. Ecco cosa hanno festeggiato Kiko, i neocatecumenali e i loro ospiti cattolici.
²) La càbala è l'insieme degli insegnamenti esoterici (dunque segreti, gnostici) dell'ebraismo rabbinico. Uno dei suoi scopi è quello di distruggere il cristianesimo, inquinandolo. Per maggiori dettagli rinviamo all'articolo: Cos'è la Càbala?
"Comunque vi ripeto che è difficile per me spiegare a parole ciò che ho vissuto"


Racconto del rabbino panamense Gustav Kraselnik:
"Stanno per concludersi le giornate di convivenza che hanno visto riuniti per quattro giorni più di cento rabbini di tutte le correnti (dagli ortodossi ai ricostruzionisti) provenienti dai 5 continenti, con vescovi, sacerdoti e laici cattolici, la maggior parte dei quali appartenente a questo gruppo dentro la Chiesa cattolica che valorizza profondamente le radici ebree del cristianesimo e stringe un vincolo di amore con il nostro popolo. 
L'incontro ha incluso conferenze, sessioni di studio, preghiere e lavoro in piccoli gruppi. L'obbiettivo: progredire nell'avvicinamento fra ebrei e cattolici, missione che umilmente stiamo portando avanti anche noi di Kol Shearit Israel (congregazione ebraica, ndr). 
Erano presenti il rabbino David Rosen, Yitz Greenberg e Eugene Korn che, a mio parere, sono i tre referenti principali del dialogo interreligioso in generale e con la Chiesa in particolare. 
I loro interventi hanno apportato validissimi spunti per capire la dinamica contemporanea della relazione ebreo-cattolica. 
Dall'America Latina eravamo 5 rabbini (3 dal Cile, uno dal Perù ed io) e abbiamo potuto passare del tempo insieme ad altri colleghi e amici (tutti argentini naturalmente) che da tempo non vedevamo. 
Inoltre ho conosciuto lo Jazàn della sinagoga Shearit Israel di New York che ha intonato alcune preghiere con accento ispanico-portoghese. 
Un altro bell'incontro a livello personale l'ho avuto con il rabbino Micah Hyman di Los Angeles, che fu mio Jevruta (compagno di studio del Talmud) quasi 20 anni fa, quando entrambi studiavamo a Gerusalemme e che non vedevo da allora. 
Vado poi a Tel Aviv, e la mattina dopo voglio passare il Shabat a Gerusalemme e domenica presto intraprendo il ritorno a Panamá. 
Da Israele, vi auguro buon Shabat. 
Shalom 
Rabbino Gustavo Kraselnik - Congregazione Kol Shearith Israel, Panamá 
7 maggio 2015